Andrea Ranocchia, ex difensore e simbolo dell’Inter, che ha chiuso la carriera nella stagione 2022-23 dopo un infortunio rimediato con la maglia del Monza, ha rilasciato una interessante intervista a sitiscommesse.com. I temi trattati dal classe 1988, che oggi gestisce un podcast per l’Inter, sono stati diversi. Fra i passaggi più interessanti, Ranocchia ha ripreso anche alcune sue dichiarazioni recenti in cui aveva affermato che l’allenatore, in una squadra, è importante l’80%.
Ranocchia e il ruolo dell’allenatore: perché “vale l’80%”
Queste le sue parole in merito: “Sì, poi dopo questa dichiarazione è venuto fuori un casino, perché mi hanno scritto tutti: “Allora se Guardiola va alla Salernitana vince il campionato?”. In verità non è così. Io non penso che anche il migliore allenatore al mondo messo in una squadra che comunque non ha qualità, non è che vince la Champions League. Quello che dico io, per la mia esperienza, è che l’allenatore nel calcio moderno – e io parlo di calcio moderno non di calcio degli anni ‘90 che era totalmente un altro calcio – ora le partite, gli allenamenti si preparano al dettaglio, cioè tu, oggi, cosa che non succedeva neanche dieci anni fa, ti filmi l’allenamento e poi il giorno dopo, prima dell’allenamento successivo, te lo riguardi, te lo fanno rivedere, ti analizzano”.
Secondo l’ex difensore, tutto è cambiato con l’avvento della tecnologia, compresa la possibilità di monitorare costantemente l’attività fisica: “Una volta non era così, non c’era tutta questa tecnologia. Adesso ci sono tutti i dati dei GPS, i dati del cardio, riesci a vedere qualsiasi tipo di giocatore online per studiarlo. L’allenatore moderno, un allenatore di alto livello, sicuramente incide tantissimo. Ad oggi, l’allenatore è il capitano, è il capo, è quello che deve essere psicologo, deve essere tecnico, deve essere tattico, deve gestire 25 personalità più tutti quelli che ruotano intorno. E un allenatore di alto livello deve essere bravo in tutte queste cose”.
Ranocchia ha poi citato quali sono secondo lui i migliori allenatori del momento: se i primi due nomi sono da anni ai vertici del calcio internazionale, il terzo è invece un astro nascente che però ha già realizzato un’impresa memorabile: “Qui poi c’è chi è un fenomeno in tutte queste cose qui e non sono quelli che poi vincono per caso, come Guardiola, Klopp, adesso anche Xabi Alonso che ha fatto vedere una cosa incredibile quest’anno con una squadra di un buon livello ma non con i nomi del Dortmund o che ha il Bayern Monaco. Io dico che un allenatore forte riesce a far rendere una squadra molto di più rispetto a quello che poteva essere tanti anni fa che il giocatore di alto livello era quello che faceva la fortuna dell’allenatore”.
I meriti di Simone Inzaghi secondo Ranocchia
L’ex difensore dell’Inter, a proposito di allenatori, ha anche parlato di Simone Inzaghi. Il tecnico piacentino ha condiviso un solo anno con Ranocchia, la stagione 2021-22 conclusasi con le vittorie di Coppa Italia e Supercoppa Italiana ma anche con il bruciante scudetto del Milan dopo una lotta fino all’ultima giornata. “Inzaghi è stato intelligentissimo a capire il livello della squadra, perché la squadra è una squadra forte e lui ha capito come doveva gestire i giocatori. Poi è un allenatore che, insieme al suo staff, prepara bene le partite, dà indicazioni che cambiano anche a seconda dell’avversario che incontra. Io mi ricordo quando giocavo per lui, che ogni partita la preparavamo tatticamente in maniera diversa a seconda dell’avversario, cosa che magari tanti allenatori non fanno. Lui ha capito l’importanza di avere questi giocatori, è molto bravo a gestirli, nel senso che è un allenatore con cui si riesce ad entrare in confidenza, è empatico verso il giocatore. Quindi magari il giorno in cui il giocatore non sta bene o ha un problemino, lui capisce come può gestirlo, non con le bastonate ma mettendosi nei panni del giocatore, aiutandolo in quel momento lì. L’empatia è la sua più grande qualità, per questo ha un rapporto con i giocatori molto forte e lo si vede”.