Come aprire un negozio online di cannabis light e avere successo

Chi vuole sfruttare il web per fare business, oggi come oggi non può non considerare gli e-commerce. Tra i settori che garantiscono il miglior equilibrio tra livello di concorrenza accettabile e ottime opportunità future, troviamo senza dubbio quello della cannabis light. Con un giro di affari che viaggia attorno ai 200 milioni di euro annui, questo mondo, che fa parte della quotidianità degli italiani dal 2017, ossia da quando è entrata in vigore la Legge 242/2016, è molto interessante per chi vuole fare affari online.

Quali sono i passi necessari per aprire il proprio store? Scopriamoli nelle prossime righe di questo articolo.

I primi step burocratici

Quando si decide di aprire un negozio online di prodotti a base di cannabis light, è necessario innanzitutto aprire la Partita IVA. Lo step successivo prevede la scelta del codice ATECO. Ci sono due opzioni nel momento in cui si ha a che fare con i prodotti che hanno la cannabis light come ingrediente. Se si ha intenzione di commercializzare prodotti alimentari, bisognerà aprire un’attività con il codice ATECO 47.2. Un esempio utile da chiamare in causa per capire con cosa si ha a che fare è il portale Cbweed.com, caratterizzato da una sezione ad hoc dedicata ai prodotti alimentari (p.e. lo yogurt).

Cosa dire, invece, delle situazioni in cui non è prevista la vendita di prodotti alimentari? In questo frangente, la scelta giusta per chi vuole aprire un e-commerce di prodotti di cannabis light riguarda il codice ATECO 47.19.90.

Come scegliere i fornitori

A questo punto, arriva il momento di focalizzarsi sulla scelta dei fornitori. Quali sono i migliori? Al di là della qualità della materia prima, è necessario considerare alcune regole fondamentali. I prodotti a base di cannabis che si possono vendere online in Italia devono essere caratterizzati da una quantità di THC molto bassa. Per la precisione, questo principio attivo deve essere presente in una quantità compresa tra lo 0,2 e lo 0,6%. Per amore di precisione, ricordiamo che la seconda percentuale è una soglia di tolleranza. A introdurla è stato il legislatore nel testo normativo citato nelle righe precedenti. Come mai? Per via della consapevolezza della difficoltà che incontrano gli agricoltori nel momento in cui si trovano costretti a mantenere livelli di THC estremamente bassi.

Un’altra regola importante riguarda i semi. Quelli che si possono commercializzare sono gli esemplari iscritti al Registro Europeo delle Sementi.

L’importanza delle FAQ

La normativa relativa alla cannabis light ha rivoluzionato il quadro legislativo italiano riguardante la canapa. Nonostante questo, presenta ancora diversi aspetti nebulosi. Gli addetti ai lavori attendono da anni che la situazione venga chiarita. Se si ha intenzione di evitare problemi nel momento in cui si apre un e-commerce, la cosa migliore da fare è concentrarsi bene sulla redazione delle FAQ. Tra le domande che non possono mancare rientra senza dubbio l’interrogativo “Cos’è la cannabis light?”, la cui risposta deve sottolineare sia l’assenza di effetti psicoattivi, sia le percentuali di CBD imposte dalla legge.

Essenziale è altresì specificare sotto che forma vengono venduti i prodotti e se sono legali o meno. Per quel che concerne quest’ultimo interrogativo, ricordiamo l’importanza di specificare i riferimenti normativi a cui deve rispondere la cannabis light e le regole a cui bisogna rispondere nel momento in cui si ha intenzione di vendere i prodotti da essa derivati.

Il marketing

Anche se il mondo della cannabis light non è ancora un settore saturo, c’è comunque una concorrenza non indifferente. Alla luce di ciò, è importante gestire bene il marketing nel momento in cui si punta ad aprire un e-commerce e avere successo. Fondamentale è innanzitutto trovare i propri elementi differenzianti ed esprimerli attraverso testi con il giusto tono di voce e tramite le immagini.