Il reddito di cittadinanza è uno strumento di sostegno economico rivolto alle famiglie con un reddito inferiore alla soglia di povertà. Scopriamo meglio di cosa si tratta.
Questa nuova norma ha preso il via dallo scorso aprile e verrà erogato a italiani e stranieri residenti in Italia da almeno 10 anni. La spesa complessiva sarà di circa 6,5 miliardi (400 milioni in più rispetto al reddito di inclusione) per quasi 5 milioni di persone appartenenti a 1.375.000 famiglie.
Cos’è e come funziona il reddito di cittadinanza
Come abbiamo già detto, il reddito di cittadinanza è uno strumento di sostegno economico rivolto ai gruppi familiari che vivono ai limiti della povertà. A queste famiglie verrà data una somma ad integrazione del reddito percepito. La misura riguarda anche i pensionati a cui verrà erogata un’integrazione alla loro pensione minima (attualmente di 513 euro).
Ma come funziona il reddito di cittadinanza? Questo provvedimento non è una misura meramente benefica. Infatti, chi farà domanda per il reddito di cittadinanza è obbligato a sottoscrivere un accordo con i centri per l’impiego con il quale si impegna a frequentare corsi di formazione e partecipare a lavori socialmente utili. Allo stesso modo dovrà, inoltre, accettare almeno una delle tre offerte di lavoro che gli verranno presentate. Nel caso in cui non ottemperi questi obblighi perderà il diritto al reddito.
Requisiti per accedere al reddito di cittadinanza
Per avere accesso al reddito di cittadinanza è necessario:
- essere in possesso della cittadinanza italiana, oppure cittadini di uno Stato membro Ue. È riconosciuto anche agli stranieri in possesso di regolare permesso di soggiorno;
- essere residenti in Italia, in via continuativa, da almeno 10 anni;
- avere un Isee inferiore a 9.360€;
- avere un patrimonio immobiliare (nel quale non è compresa la casa d’abitazione) inferiore a 30.000€;
- avere un patrimonio mobiliare inferiore a 6.000€. Questo limite è innalzato di 2.000€ per ogni componente familiare successivo al primo (fino ad un massimo di 10.000€). Vi è poi un incremento di 1.000€ per ogni figlio successivo al primo, e di 5.000€ in caso di presenza di una persona con disabilità nel nucleo familiare;
- avere un reddito familiare non superiore a 6.000€. Questa soglia è aumentata a 9.360€ qualora il nucleo familiare sia in affitto.
- essere residenti in Italia, in via continuativa, da almeno 10 anni;
- avere un Isee inferiore a 9.360€;
- avere un patrimonio immobiliare (nel quale non è compresa la casa d’abitazione) inferiore a 30.000€;
- avere un patrimonio mobiliare inferiore a 6.000€. Questo limite è innalzato di 2.000€ per ogni componente familiare successivo al primo (fino ad un massimo di 10.000€). Vi è poi un incremento di 1.000€ per ogni figlio successivo al primo, e di 5.000€ in caso di presenza di una persona con disabilità nel nucleo familiare;
- avere un reddito familiare non superiore a 6.000€. Questa soglia è aumentata a 9.360€ qualora il nucleo familiare sia in affitto.
Reddito di cittadinanza ed invalidi
Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza per gli invalidi, per calcolare il reddito familiare minimo di cui abbiamo parlato precedentemente, ci si riferisce a quanto riportato nell’ISEE.
L’ISEE infatti prevede una specifica componente denominata Indicatore della Situazione Reddituale che conteggia retribuzioni, pensioni previdenziali, altri redditi di varia origine e prestazioni assistenziali che non siano di invalidità civile. Tuttavia la legge prevede espressamente che il calcolo del limite di reddito (ai soli fini del reddito di cittadinanza) sia inclusivo del “valore annuo dei trattamenti assistenziali in corso di godimento da parte dei componenti il nucleo familiare, fatta eccezione per le prestazioni non sottoposte alla prova dei mezzi”.
Questo significa che nel reddito si computano anche le pensioni di invalidità civile, sordità, cecità civile, gli assegni agli invalidi parziali, l’indennità di frequenza e pensioni sociali.
Vengono, invece, escluse da questo conteggio le indennità di accompagnamento che vengono erogate a prescindere dal reddito personale (la prova dei mezzi appunto) oltre a contributi che prevedono poi rendicontazione (esempio, alcuni contributi per la vita indipendente).
A chi spetta la pensione di cittadinanza?
Il comma 2 dell’articolo 1 del decreto 4/2019 stabilisce per i nuclei familiari composti esclusivamente da uno o più componenti di età pari a 67 anni la misura del reddito di cittadinanza acquista il nome di pensione di cittadinanza, quale strumento di contrasto alla povertà per le persone anziane. Nel dettaglio, queste persone beneficeranno di un’integrazione del reddito familiare, fino al raggiungimento di una determinata soglia.
Ma a chi spetta la pensione di cittadinanza? Per poterne usufruire sono necessari alcuni requisiti:
- essere cittadini italiani, o in alternativa di uno Stato membro UE. La pensione di cittadinanza spetta anche agli stranieri, purché in possesso del regolare permesso di soggiorno;
- aver risieduto in Italia per almeno 10 anni di cui gli ultimi 2 anni in maniera continuativa;
- ISEE inferiore a 9.360€;
- patrimonio immobiliare (nel quale non è compresa la casa d’abitazione) inferiore a 30.000€;
- patrimonio mobiliare inferiore a 6.000€. Questo limite è innalzato di 2.000€ per ogni componente successivo al primo,
- fino ad un massimo di 10.000€. Inoltre, questo limite aumenta di altri 5.000€ in caso di presenza di una persona con disabilità nel nucleo familiare;
- reddito familiare non superiore a 7.560€. Questa soglia è aumentata a 9.360€ qualora il nucleo familiare sia in affitto.
Vi è però una novità introdotta con la conversione in legge del decreto 4/2019: nel dettaglio, viene estesa la platea dei beneficiari della pensione di cittadinanza consentendo anche ai nuclei familiari composti esclusivamente da almeno una persona con più di 67 anni e da disabili gravi (indipendentemente dall’età) di fare richiesta per questa misura assistenziale.
Ai nuclei familiari che soddisfano i suddetti requisiti spetta un beneficio economico che si compone di due parti:
- integrazione del reddito familiare fino al raggiungimento della soglia annua di 7.560€;
- integrazione pari all’ammontare annuo del canone di locazione (per i nuclei familiari che vivono in affitto) fino ad un massimo di 1.800€.