Cos’è la fitoterapia

Il termine “fitoterapia” deriva dal greco antico φυτòν, che significa pianta, e θεραπεíα, ossia cura, ed indica, come facilmente intuibile, quella branca della farmacoterapia che ricorre all’utilizzo di piante e loro derivati (estratti, infusi e decotti) al fine di curare malattie o di mantenere l’omeostasi psicofisica dell’uomo.

La definizione comparve per la prima volta in un trattato di un medico francese che visse a cavallo tra la fine del XIX secolo e la metà del XX secolo, Henri Leclerc, il quale diede vita al “Lineamenti di fitoterapia”. Tuttavia, le origini della scienza fitoterapica affondano le radici in epoche ben più remote sebbene non bene identificate, includendo popoli come i greci, i romani e gli arabi, e apparendo in testi celebri come la Bibbia e i trattati di Ippocrate, primo medico e uomo greco di cui si abbiano notizie certe.

Essendo la fitoterapia un ramo della farmacoterapia che applica le conoscenze in materia di chimica e biochimica dei principi attivi delle piante gode gode di validi riconoscimenti scientifici in termini di efficacia e risulta realmente dotata di un potenziale effetto curativo nei confronti di determinate malattia e quadri patognomonici.

Il principio attivo delle piante, responsabile degli effetti benefici sull’uomo, è parte integrante del fitocomplesso, in cui rientano anche altre sostanze non attive dal punto di vista terapeutico, quali la cellulosa. I metodi principalmente utilizzati dalla fitoterapia per l’ottenimento dei principi attivi consistono nel trattamento della droga vegetale, ossia la parte della pianta più ricca e abbondante di principi attivi: questi sono perlopiù da ricondurre ad essiccamento ed infusione, i quali riescono ad estrarre e concentrare in maniera esauriente le principali molecole attive della pianta.

Esistono molteplici principi attivi, molti dei quali non si limitano ad un solo pathway molecolare, ma sono implicati in svariate reazioni anaboliche o cataboliche dell’organismo umano. Le più comuni molecole attive ricavabili dalle piante impiegate per la produzione di farmaci fitoterapici sono i fenoli e i polifenoli, i lipidi come i glicosidi, i terpeni, le saponine e gli oli essenziali, sino ad arrivare a sostanze alcaloidi. Tra i principali pattern molecolari in cui esse sono coinvolte ritroviamo quelli ad azione antimicrobica (antibatterici, antimicotici e antivirali), ad azione endocrinoregolatoria, ad azione antinfiammatoria e antiossidante. Per citare, invece, le più comuni piante ricche di benefici principi attivi, annoveriamo la camomilla, l’aglio, l’alloro, l’aloe vera, la lavanda e la calendula, il finocchio, il biancospino e la salvia.

La fitoterapia non è da confondere con la floriterapia e con l’omeopatia che appartengono all’ambito della medicina olistica e si differenziano per modalità di realizzazione dei preparati, per principio d’azione e per finalità terapeutiche.

Differentemente dalla fitoterapia e della medicina tradizionale in questo tipo di terapie, ad esempio nell’uso dei “Fiori di Bach” , l’obiettivo e quello di agire non sul sintomo ma a livello globale (“sistemico”) con la finalità di ripristinare uno stato di benessere psico-fisico complessivo.